Granfondo, doping e giornalisti a caccia di notizie da sotto l’ombrellone

La Maratona delle Dolomiti ormai sta diventando l’occasione annuale per far parlare di ciclismo anche chi non ne sa poi molto, ma attirato dal clamore non perde occasione di metterci bocca dimostrando (se mai ce ne fosse bisogno) che in Italia ci sono troppi che pretendono di sapere su tutto.

Stavolta ad inciampare sull’argomento è Beppe Severgnini. Mi spiace dirlo perché lo considero un bravo giornalista (e lo è sicuramente).

Lo spunto, manco a dirlo, è ancora il doping associato al ciclismo. Il pezzo “di colore” scritto da Severgnini vorrebbe parlare di quei cinquantenni che si esaltano dall’agonismo al punto di cercare più che scorciatoie, veri e proprio trampolini di lancio per arrivare dove forse non avrebbero potuto nemmeno a vent’anni. Ok, ci sono pure questi ma direi che non sono certo la maggioranza. Sicuramente si fanno notare di più dei pedalatori normali, spinti solo dalla passione e dall’allenamento che sono riusciti ad accumulare nei ritagli di tempo.

Ovviamente l’articolo in questione accoglie la visione generalista che fa contente le chiacchiere in attesa dal parrucchiere (e i commenti in calce al suo articolo lo dimostrano). Lo scivolone di Svergnini è proprio qui.

Poi si può parlare di cose già risapute e certo il rammarico degli organizzatori di vedere la propria manifestazione associata a chiacchiere non onorevoli è condivisibile. Basterebbe davvero poco però: togliete il numero dalla schiena, anzi dalle bici dei corridori. Vedrete che una prova non agonistica, cioè senza ordine di arrivo, non avrà alcun interesse a cercare scorciatoie pericolose. Avevo già scritto di questo proprio in occasione della Maratona delle Dolomiti dell’anno scorso.

Per contro mi rendo conto che tante persone (e diversi illustri colleghi che di ciclismo ne sanno più di me) che non vedono niente di male a far correre in maniera agonistica una prova che non sfigurerebbe tra le tappe del Giro o del Tour. Se uno vuole confrontarsi con gli altri, e magari coi pro’, che male c’è? Si chiedono.

Punti di vista, ovviamente. Vero pure che nella maratona questo avviene da sempre. Tuttavia, a mio parere (sottolineo), le cose stanno diversamente. E paragonare il podismo con il ciclismo non è possibile. Ce li vedete gli amatori che partono assieme ai pro’ al Tour de France? Sarebbe una follia o no?

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1 commento

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    • stefano il 31 Agosto 2011 alle 10:34
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    E’ vero, guidfo ha ragione e dei tanti che vedono il ciclismo amatoriale solo come dei dopati che non sanno andar in bici ne ho proprio le B…. piene. Questi signori poi non dicono che gran parte dei soldi che ruotano nel contesto partono proprio da noi ma non per Epo; Coca o altro ma per telai gruppi ruote e che molti hanno figlii che prendono dalla passione per èprovare ad andar in bici. Mi sbaglio o mai come il 2011 gli italiani profhanno visnto nelle corse internazionali? E allora perchè non la smettono i sig gironalisti ( almeno alcuni) di dire balle e non vengono con noi a provare ad otganizzare una corsa/Raduno/ gran fondo e cosa non si fà per ritagliare 2 ore per l’allenamento.
    Mi spiace che in mezzo a noi vi siamo anche tanti ex prof….chissà perchè ed invece di insegrarci ad andar in bici insultano a destra e manca, fanno gesti al limite della correttezza sportiva e poi si crogiolano alle luci dei flash o dell’articolo sul giornale

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