Lo sport dal vivo vale di più

È vero, come dice qualcuno, che lo sport migliora quando è visto dal vivo. Agli atleti in tv si attribuisce qualcosa di diverso e soprannaturale, invece poi li vedi a occhio nudo, e tornano umani, li puoi raggiungere con un urlo e ti possono ricambiare con uno sguardo o un cenno. E poi non ci sono inquinamenti tra il tuo sguardo e il loro, mica c’è qualcuno a spiegarti quello che vedi. E chi se ne importa se non li riconosci. Sono lì a giocare a pallone come in un qualsiasi campetto di parrocchia. Sì, certo, c’è quel campo illuminato che manco di giorno, l’erba che vien voglia di tuffarti sapendo che non ci lasci un metro quadro di pelle, poi le maglie, quelle originali, perfette e pulite che sembrano nuove. Lo sono.

Ma soprattutto si vede lo sport senza il filtro dei telecronisti. Dovevo andare allo stadio per rendermi conto di quanto siano deleteri i telecronisti. Sempre lì a dire l’ovvio (“ha calciato in profondità verso tizio”. Ma lo vedo, cosa me lo dici a fare!) e a coprire i rumori che invece avvicinerebbero la partita della parrocchia a quella del Meazza o dell’Olimpico.

Rumori che rendono tutto più umano. Allora apprezzi la giocata mostruosa e sorridi al tiro che “neanche io”.

E ti accorgi di quanti quintali di carta e di parole si spendono per una cosa che alla fine potrebbe rimanere semplice e umana e forse più apprezzata. Sì, viene un po’ da sorridere a come qualcuno cada appena sfiorato e si dimeni un secondo prima di rialzarsi tutto tranquillo dopo la recita. Il pubblico appalude, il pubblico fischia. Il pubblico riconosce anche agli avversari. Ma di certe cose se ne potrebbe fare a meno. Un po’ di dignità suvvia!

Torno a seguire il ciclismo, magari sulle telecronache di tutto il resto d’Europa, dove si sente persino il rumore delle bici e pazienza se non saprò mai vita morte e miracoli di tutti i corridori in fuga. Tanto li avrò dimenticati nel giro di pochi secondi. Ma il rumore delle bici, quello no. Mi fa venire voglia di uscire a pedalare.

Ah, per la cronaca. Sono andato allo stadio, per la prima volta, in quarantaquattro anni.

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