Doping, brutta storia

Io avevo superato i venti anni “ormai” da un po’, lui era un ragazzino esordiente tra i dilettanti, categoria che equivale alla sere B del ciclismo. Al Trofeo Lazzaretti a Roma, classica di apertura del ciclismo del centro Italia venivano corridori anche dal nord. Quelli forti forti.
Ovviamente alla partenza non l’avevo notato. Un corridore mingherlino con una maglia come tante altre. Io ero preoccupato della mia corsa e soprattutto di finirla senza troppi problemi. Il cicuito semi cittadino era impegnativo per le curve e le macchine parcheggiate che richiedevano occhi aperti. E anche per il numero abbondante di corridori. Lanciarsi a più di sessanta all’ora in bici, nelle strade di Roma per più di cento chilometri non è uno scherzo.
Eppure quel corridore mingherlino, quel giorno, ci mise in fila tutti. Al termine di una corsa tiratissima (per dirne una: il mio contachilometri segnò una velocità di punta di 77 chilometri orari, niente male per un circuito senza discese vere ma solo falsipiani) ebbe la meglio sugli squadroni di corridori ben più grandi e forti, sulla carta. E dopo l’arrivo il suo sguardo modesto sembrava quasi da cartone animato del ciclismo di altri tempi.
Ma ci saremmo abituati a sentirlo spesso quel nome. Tra i dilettanti Davide Rebellin divenne un mattatore nel giro di qualche anno. Tra i professionisti ha vinto belle corse con una carriera lunga e costante che chi gioca sporco non può fare.
Ecco perché oggi mi dispiace. Non posso dire di conoscerlo, se non per qualche chiacchiera scambiata al volo prima di una corsa quando io avevo già tolto la maglia da ciclista. Però Davide Rebellin è sempre stato un ragazzo tranquillo e modesto e forse anche per questo suo carattere non ha ottenuto quanto avrebbe potuto con le sue caratteristiche fisiche.
Oggi è nell’occhio del ciclone per una brutta storia di positività alle Olimpiadi. Dovrà restituire la medaglia e pure i soldi avuti in premio dal Coni.
Onta e disonore. Giusti, non lo nego. Chi sbaglia è giusto che paghi.
Però mi dispiace.

Ecco, questo lo scrivevo prima di tante cose. Rebellin è stato riabilitato dalla giustizia sportiva, non da quella popolare, con un marchio che non si è più tolto di dosso. Anche dopo la sua morte tragica.
E questo è ancora di più un peccato.

Permalink link a questo articolo: https://www.guidorubino.com/doping-brutta-storia/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.