Sicilia 2021. Un novembre di tarda estate

Le fotografie sono alla fine

Scendi dall’aereo e ti senti già fuori luogo, cercando di far sparire maglioni e giacche che non c’entrano niente con questa latitudine. Fa caldo che altro che fine ottobre. C’è un sole che altro che uragano. Quello è più in là, a est. Meglio l’estate di qui che fa mettere le giacche pesanti subito in valigia.

Sì, magari la valigia. Nella magia dei trasporti la valigia è arrivata ma con la combinazione modificata. Ora non saprei dire perché, ma so benissimo qual è il numero che blocca la chiusura di sicurezza della valigia che uso normalmente. A Palermo, però, non corrispondeva più. Dopo essere arrivati in un mondo con dinamiche meteorologiche diverse forse il viaggio ha avuto anche a che fare con le leggi matematiche trasformando i numeri e cambiando inesorabilmente la combinazione. Forse è successo o forse no. In qualche modo, confidando nella scarsa efficacia di quel sistema di sicurezza, sono riuscito ad aprirla anche io. Il viaggio, e soprattutto il cambio, è stato salvato.

Rocce sul mare in un contrasto meraviglioso ammirato prima dall’alto e dall’autostrada. Il monumento di Capaci racconta di un altro contrasto e a vederlo pensi che sia impossibile la malvagità con tanta bellezza intorno.

Palermo è confusione e strade enormi. Centro storico e periferia si allargano come i cerchi di un tronco che raccontano sedimentazioni di epoche di re e di farabutti in un susseguirsi di civiltà diverse, culture che diventano fascino. Maestosità e piccolezze. Difficile trovare una decadenza così elegante. O un’eleganza così decadente.

La cattedrale imponente sfidata da quella di Monreale (il duomo) lassù che paiono sorelle così come erano fratelli – finiti male – quelli che le immaginarono per realizzarle in una sorta di sfida.
Un giro di ballo, piazza Quattro Canti con le note di Battiato e porta Felice a dichiarare il mare.

Colori sfumati di tonalità d’azzurro forse più numerosi dei rossi delle foglie che abbiamo lasciato qualche grado di latitudine più nord.

A Trapani ci siamo arrivati che era buio perdendoci un bel po’ del paesaggio. Erice già nascosta dalle nuvole di pioggia. Roba da tirare fuori di nuovo la felpa mentre passavano a fianco le saline per andare ad assaggiare il cous cous col condimento di pesce. Un sapore dimenticato, quasi identico a quello che faceva nonna tanti anni fa. 
E infatti è per lei, a dirla tutta, che sono arrivato qui, come conseguenza genealogica e voglia di un ricordo. Quando l’avevo salutata l’ultima volta avevo press’a poco l’età di Gaia oggi. Oltre a Gaia le ho presentato Alessandra (il viaggio, regalo dei 50 anni di qualche giro fa, è merito suo) e anche Elisa e mi ricordavo bene, dopo essermi perso nel cimitero di Trapani ho ritrovato un’immagine: da quella tomba rialzata e fuori mano si vede il mare. Privilegio fortunato per chi l’ha amato.

Il mare lo abbiamo pure toccato, nella baia di Cornino, giusto sotto a Monte Cofano che taglia il mare e saluta quando si va via da Palermo.

Le saline e i fenicotteri rosa e il contrasto di Trapani, altra città funambolica tra centro e periferia. Ordinata comunque, abbandonata nel color sabbia che sa del continente più vicino (pare che nelle giornate pulite si veda la Tunisia) ed elegante nell’interno, dalla Torre di Ligny fino alla cattedrale. Lo struscio al sapore di salsedine.
L’ultima mattinata dedicata a un giro veloce(issimo!) a Erice. A sincronizzarsi con i tempi dell’aeroporto non sono rimaste che briciole per una passeggiata in quota col cielo finalmente libero dalle nuvole. 
L’ultimo sorso di costa da bere tornando in aeroporto. Il fango sull’auto da riconsegnare a parlare di una bella vacanza. 

PS

Nel viaggio mi ha fatto compagnia anche il bel libro di Gino Cervi “La Fabbrica della Nebbia” (Ediciclo Editore, 2021). Non che, da ormai lombardo, avessi una qualche nostalgia, ma il bello scrivere di Gino ha fatto bella la nebbia (e ne parla anche dal punto di vista fotografico). Libro comodo per chi non ha spazio (è piccolo più di un Bignami) anche se troppo corto se lo si apprezza. È lungo giusto un viaggio in aereo Milano-Palermo, o viceversa. Ma dovete scegliere tra andata e ritorno.




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