Il treno che aspettava me

Era partita male ‘sta trasferta con i treni. Uno sciopero provvidenziale del venerdì aveva cancellato il treno per Milano. Sant’Alessandra ci ha messo una pezza mentre io pensavo con cura alle maledizioni più efficaci.
Sarà poi che andavo verso bei posti, ma le cose sono pian piano cambiate.
Dall’alta velocità sono passato al regionale per Siena, rallentando il ritmo come si conviene quando si viene in certi angoli belli d’Italia.

Solo che, ragazzi, rallentare sì, ma non è un po’ troppo? E infatti era troppo per quel treno un po’ d’antan che ha rivelato ben presto problemi alla macchina. Così mi ha spiegato il capotreno mentre gli dicevo della coincidenza per Buonconvento stretta stretta: cinque minuti appena.
E allora succede il miracolo.

Mi faccia vedere il numero del treno che deve prendere. Aspetti che faccio una telefonata, sento il macchinista e alla fine: “guardi non si preoccupi, il capotreno dell’altro treno ha detto che l’aspettano”.
Aspettano me?
Aspettano me!

Ora, a Siena, se dovete passare dal binario 3 al binario 4 fate attenzione che non tutte le scale portano dall’altra parte, c’è indicato ma non datelo per scontato. Nel sottopasso dove pensavo di attraversare c’era, invece, un muro. Ho pensato pure di prendere la rincorsa giusta, ma Buonconvento non è Hogwarts, nella mia scala personale è anche meglio, ma conviene passare per la via giusta, datemi retta.
Mi sono espresso anche in una discreta prestazione atletica.

La capotreno mi ha sorriso. Era lei vero, che aspettavamo?
Salga su che si parte.
Adoro viaggiare in treno. Almeno fino alla prossima volta.

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